Wednesday, 25 May 2016

Lasciamoci rendere felici da Madre Natura

I fiori di ciliegio che fioriscono come per incanto, è uno spettacolo che offre a coloro che l’osservano un piacere alla vista, un’armonia interiore.
 
Ad esempio, in Giappone in cui si celebra vistosamente la natura in tutto il suo splendore, si è diffusa la religione buddhista che si fonda su questi concetti.
Essa, infatti, concepiva l’uomo come parte della natura. Non attribuisce ad essa le sue emozioni, né la contempla, ma è parte integrante di essa.

A molti turisti dei giorni nostri, invece, nonostante visitino un Paese ricchissimo di patrimonio naturale, ciò non desta clamore, e forse a fine vacanza nemmeno si ricorderanno di un evento come la fioritura dei ciliegi, ma porteranno nel cuore piuttosto una persona conosciuta o un paio di jeans acquistato per le vie di Tokyo.
 
Allora la domanda sorge spontanea. Da dove deriva questo sentimento piacevole che proviamo nell’immergerci nella natura?
E se si pensa che questo è molto meno accentuato nelle persone ai giorni nostri rispetto a come lo era in passato, diventa ancora più affascinante pensare a com’era all’origine il rapporto con la natura.

Possiamo arrivare a un tempo estremamente distante dal nostro, come ad esempio il periodo in cui nacquero le prime civiltà (indiani d’America, ad esempio).
Essi avevano un estremo rispetto e amore verso la terra, poiché erano nati da essa, costituiva il luogo da cui venivano. 

Non vedevano in essa esigenze economiche, poiché la sua vitale importanza era data dal fatto che senza di lei non sarebbero potuti vivere

Curare l’ambiente naturale era fondamentale per proteggere sé stessi, comprendere che se la terra era sana, anche loro lo sarebbero stati.

Le risorse naturali rappresentavano la loro identità, da loro traevano nutrimento e vita nel vero senso della parola.

La Terra era vista come una Madre che crea nutrimento per i propri figli.


Assorbendo queste storie del passato, che ci mostrano di come l’evoluzione ha portato a cancellare dalla nostra cultura queste usanze che un tempo ci rendevano felici, potremmo trarne molte riflessioni e spunti su come migliorare il nostro quotidiano.
 
Per molti, il messaggio non verrà recepito, e preferiranno dedicarsi ad altre attività, ugualmente efficaci.

Eppure credo fortemente che molti di noi, se cercassero di fare proprio questo contatto con la natura che offriva benessere, e una vita quindi migliore, possono davvero trarne benefici.
 
Noi viviamo per sopravvivere nel migliore dei modi, per contribuire alla società in cui viviamo.

E quindi provare a immergersi nella natura e avere un’altra visione di essa, è un tentativo a cui non dobbiamo rinunciare.


Ripeto, molte persone provando potrebbero scoprire che questo sia il modo di raggiungere un più alto livello di benessere, spirituale, mentale, fisico. 

A volte, mi chiedo cosa possa giudicare una vita di una persona migliore di un’altra. Spesso osservo gli altri, che indipendentemente dal denaro posseduto, sono più o meno felici di altri. A volte un uomo ricchissimo può essere effettivamente più contento di un altro mediamente benestante, come ciò può invertirsi e trovarsi lui ad essere estremamente triste nonostante le risorse economiche notevoli.
 
Io credo quindi che esistano dei diversi livelli di felicità, e tutti aspiriamo a quello successivo per stare meglio.
Perciò non esistono solo due opzioni: o sei felice, o sei triste. Bensì, troviamo moltissime sfaccettature della contentezza, i livelli di umore sono molteplici.
Il tutto sta nel raggiungere il massimo, quello più alto.

Proviamo quindi a sperimentare cose nuove, e aderire a nuove attività per vedere se la nostra qualità della vita migliora.


E se concepire il contatto con la natura in modo diverso può servire, approfondiamolo e rendiamolo nostro. 

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